Twitter e gli anonimi insulti

 

Sgradevole, e paradossale, navigando nell’oceano di Twitter, imbattersi in un “profilo” anonimo, quando questo sia permaloso, presuntuoso, aggressivo e pretenda di sentenziare sulle qualità dell’interlocutore di turno riferendosi appena a una serie di “cinguettii” letti e interpretati frettolosamente se non, addirittura, fraintesi, magari per un’ottica viziata da opinioni preconcette o da preclusioni faziose.

Quando circa un anno fa decisi di servirmi di Twitter per divulgare le mie idee e per combattere contro l’ignoranza travestita da conoscenza, oggi trionfante sui mass media, non volli certo indossare i panni del “sapiente” che deve redimere l’umanità, o dell’esibizionista che cerca un qualche plauso, ma mi qualificai subito come voce di denuncia, contro il dilagare di una dannosa mitologia del nulla, il cui emblema mi pareva, e mi pare, Roberto Benigni, un comico che, impersonando in modo del tutto improbabile il dantista “perfetto”  (tale risulta agli occhi dei fan, troppo spesso fan-atici) sulle piazze e sui palcoscenici nazionali e internazionali, lucra smodatamente sul suo ingannevole travestimento. Un comico che, in forza di una presunta (ma solo presunta) “vastissima cultura” da tuttologo, viene incaricato, sempre a suon di milioni spesi dalla Rai, di fare la pubblica esegesi dell’Inno di Mameli (http://dettaglitv.com/?p=3552), di vestire i panni del costituzionalista, illustrando agl’Italiani gli articoli fondamentali della Costituzione (http://www.odanteobenigni.it/?p=2283); un comico perfino invitato a rappresentarci al Parlamento Europeo (http://dettaglitv.com/?p=6250), e successivamente a parlare al Quirinale (http://dettaglitv.com/?p=6665), per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Compiti sempre assolti in modo assolutamente inadeguato, per manifesta, grave incompetenza.

Per segnalare ed avversare la quale, devo spesso subire l’aggressione cieca, incivile, o addirittura stupida, dei più intransigenti “tifosi” dell’istrionico toscano, ingiustificatamente eletto a paladino di valori culturali, politici, sociali, etici, espressione elevata d’intelligenza, di arte, di sapere! Le reazioni di cui mi lamento sono molto più vicine all’intolleranza ultrà che al sano dissenso argomentato, alla contrapposizione dialettica. Chi commenta in Internet dandomi del “falso intellettualoide” (per evidente imperizia linguistica [1]), del “poveraccio” che cerca un po’ di pubblicità per i suoi libri, del denigratore di non so quale schietta sapienza (come si può screditare chi in maniera lampante non può avere credito?); o chi sui social network mi accusa di atteggiarmi ad “eletto” di fronte al nulla di tutti, di pensare addirittura di essere Dio, di volere “tutti proni in ossequioso rispetto” , di avere un Ego smisurato che mi stritola, di sputare veleno, e mi qualifica, senza minimamente conoscermi, come “antipatico accademico” pieno di sé, lo fa evidentemente perché deve considerarmi pericoloso attentatore nei confronti di un mito in cui si è così fortemente identificato (quasi sempre più per ragioni di parte che culturali [2]) da non sopportare che venga messo in discussione! Troppi scelgono,  non avendo altro, uno straccio d’insegna da adorare e da rincorrere…

E dietro le venìa sì lunga tratta / di gente…

Sembrano proprio adattarsi, i versi dell’Alighieri, alla folla derelitta, annebbiata dai bombardamenti mediatici, facilmente indotta a scambiare la negazione del valore per valore incontestabile da inseguire e perseguire contro ogni logica. Tanto per non far ricorso all’abito che meglio si attaglierebbe a siffatta moltitudine, ma divenuto troppo consueto, delle pecorelle che escon del chiuso di altro Canto dantesco (Purgatorio, III, v. 79 ss.).  

Ecco dunque come l’8 maggio 2014, su Twitter, una non meglio identificabile follower (chi l’avrà mai obbligata a seguirmi?), @labinis3, protetta dai veli coraggiosi dell’anonimato, mi apostrofa in modo inopportuno e sgarbato, indispettita da nient’altro che dalla sua suscettibilità, per una mia precisazione che non aveva certo l’intenzione di considerare gli altri incapaci di comprendere, ma voleva fermare l’attenzione sui due sensi di un aforisma in rima, che avevo appositamente ideato per “un cinguettio”:
 

Nella sequenza che segue riporto, con fedeltà il più possibile cronologica, dato l’accavallarsi dei tweet nella foga dello “scontro”, lo scambio serrato di battute:

  • La spiegazione non era per offendere, ma per evidenziare. Avrei anche potuto voler dire una cosa soltanto… O no?

L’interlocutrice si sposta all’improvviso, senza congruenza, sull’argomento che le preme davvero:

  • Capisco che Benigni non possa essere un professore coi crismi danteschi ma questa guerra da mesi stufa. Non le piace ok… se ne faccia una ragione. Piuttosto che non conoscere nulla di Dante meglio Benigni. I puristi stanno nelle torri d’avorio. Triste… Questo è il mondo che ci ritroviamo. Possiamo non accettarlo, combatterlo ma ne usciremo comunque sconfitti. È l’era del NULLA…
    la Sua intelligenza non la confonde ma non può pretendere il plauso di chi nemmeno La comprende. SI rassereni e viva viva viva
     
  • Chi si dà per sconfitto, non inizi nemmeno la lotta: non potrà che perdere.
    Io vado avanti da un anno, Benigni ha infestato l’aria per una dozzina d’anni: prima di recuperare mi manca. Non sono d’accordo con lei… Meglio Benigni che non conoscere…? Per favore: come dire che un boccone avvelenato è cosa migliore che patire la fame! L’ignoranza è la peggior nemica dell’uomo, specialmente quella camuffata da sapere. Se la “stufo” non mi legga: semplice. Certo non ha compreso il senso della mia lotta, in cui Benigni è solo un emblema negativo. Per il resto di lui niente m’importa. Io vivo, vivo, vivo!

  • Mi pare che lei legga in modo travisato le mie parole: se pensassi di non essere capito, non sarei qui a scrivere! Lei è proprio un bel tipo: si irrita e continua a seguirmi! Ora io dovrei sentirmi offeso, visto che non sono affatto pieno di me.
    — 
  • ma lei crede che tutti abbiano studiato Dante? non è così Se qualcuno lo fa conoscere non è sbagliato. Meglio poco che nulla

  • Poco se fosse buono, non poche corbellerie. Chi non conosce Dante non per questo deve essere preso in giro da un Benigni qualunque. Lei ha letto il mio libro? Ha ascoltato con attenzione Benigni? Se l’avesse fatto la penserebbe in modo diverso. Non si può divulgare la medicina insegnando agl’ignoranti che il cervello è nella vescica…

  • nemneno io. Anzi le dirò di più è antipatico e immagino le sue accademiche lezioni. Troppa sicurezza mi spaventa.

  • La ringrazio sentitamente: sta di fatto che non sono mai stato accademico e che i miei alunni mi adoravano, anche per simpatia…

  • felice per Lei e soprattutto per loro
    stimolo il Suo ego…e non dica che le dispiace
  • Non stimola il mio Ego: mi dà purtroppo l’impressione che anche le persone colte sono cadute nell’abbaglio.
    — 
  • il suo ego la oltrepassa e la stritola. Provo quasi pena. La mia ignoranza non sarà dotta quanto la sua ma io non sputo veleno
  • Visto che lei non ha avuto la buona idea di “scaricarmi”, lo faccio io, da perfetto antipatico! Non avrà più schizzi di veleno
    — 
  • il dialogo serve. Preferirebbe tutti proni in ossequioso rispetto? io di solito razionalizzo non incenso xke’ sa di falso
    certi glielo consento però mi scusi ma Lei spesso è un po’ troppo sucuro di sé. Sintomo di latente profonda insoddisfazione

                 A questo punto,  stanco di essere oltraggiato e psicanalizzato, decido di “bloccare” l’interlocutrice importuna, di togliermela per sempre dai piedi, in quanto inutile nella sua critica non costruttiva, e di continuare tranquillamente per la mia strada. Inutile parlare alle pareti!
                 (N.B. Le “sviste ortografiche” sono state riportate per conservare il realismo della conversazione digitata). 

Sono ormai trascorsi tre anni dalla pubblicazione del saggio “O Dante o Benigni” e, nonostante le continue, numerose contestazioni ricevute, non ho mai trovato chi abbia saputo contrapporsi alla mia posizione con argomenti validi, con una solida tesi confutatoria: tutti usano le solite considerazioni stereotipate, affermazioni ricavate dal “cattivo senso comune”, indubbiamente indotto dal plauso mediatico e dal consenso acritico, quando non da ragioni di parte, che non hanno alcuna probabilità di trovare fondatezza e di poter validamente accreditare lo sgangherato business “culturale” concepito dal comico toscano. Le mie tesi non sono campate in aria, ma tutte puntualmente supportate da probante documentazione. Leggere (ed ascoltare) per credere!

E la si smetta di ripetermi sempre le litanie fasulle che vorrebbero giustificare l’ingiustificabile: una divulgazione culturale non potrà mai essere tale diffondendo corbellerie in luogo del sapere. Non prendiamoci in giro. 

Amato Maria Bernabei

___________________

[1] Se un intellettualoide è un falso intellettuale
(http://www.treccani.it/vocabolario/intellettualoide/#), un falso intellettuale falso non può che essere un intellettuale vero!
[2] Lo scaltro Benigni ha presentato un Dante che come tale può andar bene a tutti (?) e come Dante-proletario (dato il taglio TuttoDante-antiCavaliere) va sicuramente bene all’intera schiera degli oppositori di Arcore. Noi, che siamo interessati alla cultura per la cultura e non in funzione della faziosità, avremmo fieramente avversato anche un Benigni-esegeta pro Cavaliere, sia chiaro!



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