HANNO DETTO…

Elenchiamo in questa pagina (che aggiorneremo periodicamente), tutte le opinioni, illustri e non, favorevoli al Saggio “O Dante o Benigni”. Qualora tu volessi figurare con un tuo parere, potrai inserirlo nell’apposita sezione del nostro Blog e segnalarci che desideri sia pubblicato in questo spazio. Ricordati di comunicarci il tuo nome e cognome: diversamente non sarai preso in considerazione, anche se riterremo qualificato il tuo contributo. Grazie.

Apriamo la rassegna con la voce di uno studente liceale che aderisce senza riserve alle critiche che il Saggio muove al Tutto Dante. La scelta è dovuta al fatto che i giovani sono potenzialmente l’energia più vitale per dare vita a un rinnovamento della cultura, la forza più vigorosa per il successo della lotta contro l’imperversare del cattivo gusto e dell’ignoranza, figli deformi, ma camuffati, della fiera delle “vacche culturali” che ormai dovunque muggiscono… Magari ci fossero tanti giovani dal cervello ancora pensante! Vogliamo credere che si siano addormentati e che si possa risvegliarli.

DALLA SVIZZERA, PER FASCINO, ESTASI E CONDIVISIONE…

Stimato prof. Amato Maria Bernabei,
Mi accingo a scriverle questa lettera al fine di ottenere da Lei informazioni circa una questione per me davvero importante.

Prima di esplicitare tale asserzione mi pare tuttavia opportuno presentarmi brevemente: mi chiamo Jordi Valentini, sono prossimo al termine dei miei studi liceali ed al conseguimento della Maturità e Le scrivo dalla Svizzera italiana. Sono venuto a conoscenza del Suo sito e delle idee in esso espresse attraverso la visualizzazione in rete dell’intervista che tempo fa Le è stata fatta circa il suo saggio “O Dante O Benigni”; Le confiderò in tutta onestà che le Sue asserzioni hanno destato in me quello sdegno (che fino ad allora era stato sopito) da Lei altresì manifestato per la vessazione di cui il poema dantesco è stato l’inerme vittima. Già qualche anno fa, prima di venire a conoscenza del Suo saggio, mi imbattei in una delle “magne esegesi” benignesche (e pensi un po’, ciò avvenne durante un’ora di lezione al Liceo, come se addirittura il “TuttoDante” potesse diventare materiale didattico per l’istruzione medio-superiore) e non potei evitare di provare una certa perplessità, per i motivi da Lei così sapientemente delucidati, sui quali dunque non mi soffermo. Per farla breve, ho indagato tutti i contenuti presenti nel suo sito e, forse molto presuntuosamente, mi sento incline a dichiararmi un fervente estimatore della sua opera nella sua totalità, non solo del saggio sopracitato. Ciò introduce in modo pertinente, a mio avviso, il fine più materiale che questa lettera ha: ho letto alcuni estratti di sue poesie contenute nell’opera “Dove declina il sole” e ne sono rimasto estasiato; ho tentato in vari modi ed attraverso vari mezzi di ordinare l’intero volume, ma mi è stato impossibile. La domanda che dunque Le pongo è la seguente: sa se esso sia ancora reperibile (nonostante abbia una quindicina di anni e la casa editrice che lo ha pubblicato non abbia alcuna influenza alle mie latitudini) e se sì, potrebbe indicarmi un modo per acquistare una di queste ipotetiche copie? Se potesse farmi questa gentilezza Le sarei oltremodo grato, poiché mi darebbe l’occasione di approfondire la conoscenza della Sua opera, che tanto mi affascina.

Concludo elogiando nuovamente, pur da una distanza considerevole, la Sua opera, serbando altresì la speranza di avere Sue notizie presto. Umilmente La ringrazio da subito della disponibilità, e mi accomiato da Lei con il più rispettoso dei saluti.

Distinti saluti,
Jordi Valentini

IL PARERE DI GIORGIO BÀRBERI SQUAROTTI

Torino, 24 gennaio 2012

Caro Bernabei,
Le sono grato dell’invio della Sua geniale e documentata interpretazione della celebre terzina dantesca del potere dell’amore secondo Francesca.
Mi piacerebbe discutere con Lei della questione, perché qualche dubbio
in me rimane.

[...] Le propongo qualche ulteriore aspetto del testo, premettendo che le osservazioni di Santagata non mi convincono, in genere, in confronto con le proposte di Edoardo Sanguineti e di Angelo Iacomuzzi. A parlare è un’anima dannata che cerca di spiegare a Dante il suo errore mortale che l’ha portata all’inferno. Non si tratta soltanto delle citazioni vere dei canoni mondani dell’amore con cui Francesca vuole “giustificarsi”, scaricando su di loro la responsabilità del peccato, ma della confusione che Francesca fa fra l’amore terreno e fisico e l’Amore che move il sole e l’altre stelle. Come dice Bonaggiunta, le “nuove” rime (dei due Guidi, di Guinizelli in specie per il rimatore lucchese) guardano alla filosofia e all’idea dell’amore al tempo stesso divino e cortese, e non più alla naturalità sola del poetare che non può essere se non dell’amore di uomo e donna, come dice Dante stesso nel venticinquesimo capitolo della Vita nova. Nell’episodio della Commedia c’è l’eco della concezione dell’amore secondo la filosofia che Guido Cavalcanti espone e da cui Dante si distacca proprio nella Commedia. L’episodio dell’Inferno io credo che debba essere letto in questa prospettiva. Di qui, secondo me, l’ambiguità dell’orazione di Francesca.

Auguri per il volume dantesco! Con i più vivi saluti,

Giorgio Bàrberi Squarotti

 


“Sono d’accordo con lei su tutto, per quel poco che conta”
“Lei è di un altro spessore ed è un piacere leggere ciò che scrive. Un po’ di ossigeno fa bene al corpo e all’anima”
“È un piacere leggere una persona capace di scrivere”
(@vfeltri : Twitter, 23 Settembre 2013)

Vittorio Feltri


CronacaQui, quotidiano torinese, 29 marzo 2012

 

In “O Dante o Benigni” Amato Maria Bernabei, studioso di materie umanistiche e psicologiche, già autore del poema in terzine dantesche Mythos (Marsilio, 2006), analizza in maniera critica il “Tutto Dante” di Benigni. L’importanza di questo studio sarà evidente anche a coloro ai quali il comico toscano piace, in quanto provare simpatia per uno degli attori italiani più famosi al mondo non esime dal riconoscere una semplice verità: per fare audience tutto diventa lecito. La Divina Commedia è stata riattualizzata dal Benigni attraverso una serie palese di turpiloqui e forzature d’ogni tipo. C’è una frase di Pound che spiega la ratio di questo libro: “Tanto per cominciare la grande arte non è mai popolare”. Benigni ha preso la Commedia e l’ha voluta regalare al popolo, e di per sé il gesto può apparire nobile. Peccato che l’abbia fatto storpiandone la poesia e snaturandola.  Accento toscano esasperato, commenti fuori luogo e richiami alla politica, spot pubblicitari inseriti nei monologhi e uso reiterato di termini volgari, molto apprezzati nei palinsesti nostrani ma che con il Poeta nulla hanno a che fare. Benigni poi ha infarcito le sue letture di ripetizioni imbarazzanti e di errori di contenuto, che gli sono stati perdonati per la logica che tutto va sacrificato sull’altare dello spettacolo. Bernabei vaglia con precisione chirurgica il “Tutto Dante”, ne trascrive i testi e ne redige puntuali commenti; esamina su due colonne i versi del comico e quelli del Poeta e del primo mette in luce parole incomprensibili e distorsioni storiche. Il “Tutto Dante” risulta una dissacrante interpretazione di qualche Canto e nulla più, ma costata cara: 7 milioni e mezzo di euro per 19 ore di prestazione, di cui 16 solo virtuali (registrate, per uso privato). La Rai ha dato al comico fino a 15mila euro al minuto. Una doppia vergogna: una per Dante, una per l’Italia dove c’è chi perde il lavoro mentre chi ha fatto della non cultura  ha percepito, in poche ore, quanto un operaio in una vita e mezzo.

CronacaQui 290312 – O Dante o Benigni    di  Mauro Scacchi

vedi pure http://dettaglitv.com/?p=6725

http://mauroscacchi.wordpress.com/2012/03/29/o-dante-o-benigni-il-libro-di-bernabei-denuncia-lo-svilimento-della-cultura/

https://mauroscacchi.files.wordpress.com/2012/04/cronacaqui-290312_o-dante-o-benigni_scacchi.pdf


O Dante o Benigni:
perché le star tv non scandalizzano?

Sabato 21 Aprile 2012, 14:28 in cultura, Televisione di Paolo della Sala

Dante e Benigni: una specie di sacrario della nuova Italia colta e popolare. Un libro smonta questo binomio, e lo ascrive tra gli errori culturali più gravi e nella categoria del miglior business.

Premessa: qui non si vuole discutere del Benigni cineasta. A me piaceva quando dava spazio alla sua vena naturale toscana-boccacesca: in Johnny Stecchino, per esempio. Sono stato il primo estimatore in Italia di Jim Jarmush, che intervistai a Salsomaggiore Terme, dove aveva presentato i suoi primi due cortometraggi, e ho seguito con piacere il progetto successivo Daun bailò tra Jarmush, Benigni e  le due grandi star della musica yankee John Lurie e Tom Waits.

In seguito però l’attore toscano ha assunto una vena seriosa, anche quando rivisitava il mito della Pantera rosa, con un humour che lascia basìti, e nel suo remake del Pinocchio di Collodi, considerato come uno dei più brutti film degli ultimi dieci anni. Era meglio quando era negligé, ma non di questo discuterò, bensì di un testo che mi è stato inviato in lettura dall’autore, Amato Maria Bernabei.

Il titolo sintetizza a perfezione l’argomento: O Dante o Benigni.

L’autore ha trovato alcuni spunti per il suo corposo e documentato volume (Arduino Sacco editore, 349 pp. corredato da un cd, 24,90 euro) in un mio articolo del 2005, in cui avvertivo con disagio alcuni errori  nell’ostensione del Benigni come nuovo Vate dell’Italia. Il nodo fondamentale consisteva in questo: che Benigni leggeva la vicenda amorosa tra Paolo e Francesca come un inno all’amore alla Madame Bovary, dimenticando che così alterava il senso e il significato del messaggio poetico e teologico dantesco.

Più in generale, Benigni legge la Divina Commedia con una chiave boccaccesca e più pop che popolare.
Non ci interessa colpevolizzare lui, ma colpevolizzare un’Italia che ha smarrito le conoscenze culturali, sì.
Il tema è sempre quello “riferito da Ernesto Siciliano sull’impossibilità di divulgazione della cultura attraverso certe modalità televisive, le più consuete, che non dispongono di ritmi adatti all’apprendimento“.
Philippe Daverio ad esempio ha il tono e il ritmo giusto per promuovere la cultura artistica in Italia. Il suo Passepartout era un capolavoro, come lo è la sua nuova trasmissione che ha una missione fondamentale: farci capire che l’arte italiana è “anche” un capitale da valorizzare.

Invece Benigni è stato trasformato in un telepredicatore di tipo culturale, assumendolo in un’Accademia della Crusca che non esiste, quella dei bravi critici letterari e quella – inflazionata e autocontraddittoria – dei teologi laici.

Ora è chiaro che Dante può e dev’essere “interpretato”, nel corso di una lettura pubblica. Lo faceva col suo talento unico Carmelo Bene, ma senza alterare i versi con esegesi flashing ma sballate.

Bernabei inoltre compie un’operazione alla Stella e Rizzo: fa i conti in tasca a Benigni, per dimostrare che la sua è più un’operazione di marketing che di letteratura.

Premessa: dire che Celentano, Ibrahimovic o Benigni o Ferrara meritano i loro alti guadagni – perché fanno guadagnare la Rai o il Milan con le loro performances – è sballato. Potrebbe benissimo essere lo stesso argomento per ogni politico o deputato: “Ma come, guadagni 1800 euro al mese di stipendio, grazie al mio impegno per sostenere la tua azienda…”. Ecco cosa potrebbero dire i deputati.

Veniamo ai conti

Benigni ha incassato 2.500.000 euro per la prima serata di TuttoDante del 29 settembre 2007, in diretta su Rai Uno, e 5 milioni per le 13 puntate successive, registrate e “relegate” in seconda serata.
La durata del primo spettacolo fu di 2 ore e 40. La durata delle altre 13 trasmissioni fu di 75 minuti ciascuna.
Per il primo spettacolo Benigni guadagnò 15.625 euro al minuto, cioé 260 euro al secondo.
Per le altre puntate, il D’Annunzio televisivo guadagnò 5128 euro al minuto.
In totale erano 7,5 milioni di euro per circa 19 ore di prestazione.

Altro che i calciatori!, scrive Bernabei, visto che “nel 2008 David Beckham impiegava 4 mesi per incassare la stessa somma“.

Già, ma per quale spettacolo?
Bernabei coglie delle “perle poetiche” che ci riportano al Sanremo in cui Benigni agguantava Baudo alle sfere inferiori. Benigni spiega e recita la Divina Commedia, ma dice anche frasi come “Può darsi pure che all’origine tutti gli uomini avessero tre o quattro piselli

Con competenze linguistiche simili:
Vede queste due che abbracciati vola e lui gli interessa queste due anime“.
Che lingua è?

Populisticamente forse, ma ricalcando gli indignati (meritori solo antipolitici) alla Stella e Rizzo, Bernabei computa il tempo necessario a un lavoratore da 1500 euro al mese di stipendio, per guadagnare lo stesso compenso preso dalla Rai da Benigni per la sua versione dantesca: si tratterebbe di 1666 mesi di lavoro, cioè di 128 anni di tempo, per avere la stessa cifra ottenuta dal comico toscano in due ore e quaranta, il 29 novembre 2007.

Del resto a ogni Paese il suo, dalla classe di governo a quella culturale. Valentino e Vasco Rossi hanno ottenuto la laurea honoris causa. Benigni ne ha ottenute 8 (otto), mentre Massimo Cacciari, povero filosofo veneziano, si deve accontentare di una sola laurea honoris causa, per giunta in architettura.

Ora Benigni ha divulgato la Divina Commedia, presentandola però come Comedie humaine alla Balzac.
È un errore, c’è poco da dire, come dire che il Sole gira intorno alla Terra, cosa che tutti troverebbero più semplice, logica, “vera”, anche oggi, non solo ai tempi di Galilei.

Dopo di che l’autore di O Dante o Benigni passa ad analizzare, terzina su terzina, ciò che Benigni dice ai giovani e ai meno giovani telespettatori entusiastizzati dalla stampa in cui va avanti solo chi ha le competenze di Nikola Tesla, Einstein, Platone, Leonardo, San Francesco e Lorenzo il Magnifico messi insieme…

Cesare Lanza affermerà:
“Roberto Benigni merita il Nobel per la letteratura: la sua divulgazione di Dante ha un valore immenso, incalcolabile“.
Si veda come e quanto questi peana siano fuori luogo, nel confronto tra la lectio magistralis di Beigni e altri, tra cui quella di Natalino Sapegno.
Il che può essere occasione per riprendere in mano Dante Alighieri, la nostra vita, i nostri testi e così – semplicemente – tornare a riflettere, e pensare, con i nostri occhi e la nostra testa.

La tv occupa il nostro tempo. Noi volevamo invece liberarlo, liberarne una parte: respirare la vita e inseguire le nuvole, sulle rive di un mare tornato vuoto e vergine come nei nostri primi ricordi. È questa la Divina Commedia.

Paolo Della Sala

 http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2012/04/o-dante-o-benigni-perche-le-star-tv-non-scandalizzano.html

O Dante o Benigni

di Mauro Scacchi (AREA, maggio 2012)

 

Scambio epistolare

fra il Presidente dell’Associazione Dante Alighieri -
Laboratorio di Poesia Classica, Padova
è l’A.I.A.R.T, Associazione Spettatori Onlus, Roma

Spett.
A.I.A.R.T. – Associazione Spettatori Onlus Via Albano, 77
00179 Roma

Alla cortese att. del Dr. Luca Borgomeo

Padova, 21 luglio 2012

Bernabei vs. Benigni

Più di un anno fa un nostro associato mi invitò a un incontro sulle performances di Benigni e sulle trasmissioni subliminali della televisione. Il problema della televisione che cattura molte ore al giorno gli ascoltatori, specie giovanissimi senza alcun controllo da parte degli adulti, è annoso e ampiamente sottovalutato. Qualcuno dell’ambiente cattolico, con il quale si è tentato di avviare una discussione, si è riservato di riferire al responsabile di settore, ma poi tutto è restato lettera morta; qualche altro ha osservato che il pericolo viene piuttosto da “Internet”, come se il problema fosse diverso o se i giovani utenti di Internet non seguissero anche la televisione. Sostanzialmente, in mancanza di guide responsabili, anche le scelte in Internet saranno irresponsabili.
Un discorso a parte meritano le questioni concernenti i rapporti fra TV pubblica/TV commerciale, ingerenza dei partiti, controllo degli organi di vigilanza esclusivamente sulla TV pubblica e tutto il resto.
Ma torniamo per ora precipuamente a Benigni. II relatore, ex insegnante di Lettere, con l’ausilio di proiezioni riprese dal vivo, documentò come l’attore, nonostante i successi riportati a ogni sua apparizione in TV per interpretare la Divina Commedia, non solo abbia grosse lacune di conoscenza, ma addirittura distorca il senso del testo dantesco fino alla blasfemia. Non dilunghiamoci sulle sue proverbiali volgarità, lontane mille miglia dal buon gusto e, ahimè, apprezzate dalla massa, la quale, priva di cultura, si lascia incantare dalle funamboliche piroette di un dissacratore clownesco; ma è quanto mai disdicevole che perfino gente istruita riconosca a Benigni il merito  di far conoscere  in questo modo il padre della nostra lingua al popolo, il quale altrimenti – questo è il suo livello! – solo a sentir parlare di Dante accuserebbe l’orticaria. Si tratta di una mistificazione intollerabile – che non ci fa onore, né sotto l’aspetto culturale né sotto l’aspetto religioso -, di fronte alla quale  Dante per primo avrebbe ragione di indignarsi.
Per rendersene conto, basta approfondire l’argomento dando udienza al relatore, o chiedere il parere di un autorevole interprete della Divina Commedia come Vittorio Sermonti.
Solo il 7 dicembre 2011 Avvenire si è pronunciato sulla questione, ma questa, secondo noi, merita ben altri approfondimenti rispetto a quanto sia lì stigmatizzato. Dovesse essere qualche ascoltatore laico a sollevarla nella sua reale portata, potrebbe anche risultare legittima la domanda: “E dov’erano i cattolici?”.
Dal vol. n. 11 del mese di Ottobre 2010, a cura della Soc. delle Lettere, delle Arti, delle Scienze, di Caserta, 81100  via Terragrande, 7, e-mail lettereartiscienzeggmail.com, allego copia dello stralcio di uno studio a cura del Prof. Amato Maria Bernabei su Benigni, lettore e commentatore di Dante. Lo studio affronta il caso Benigni in ordine all’esegesi dantesca sul piano linguistico-culturale e su quello teologico, evidenziando, con l’ausilio di riprese dalla rete, i passi in cui l’attore stravolge il significato del testo dantesco fino alla blasfemìa. Altre considerazioni vengono fatte circa la pericolosità dei messaggi subliminali.
Resto naturalmente a disposizione per qualsiasi altro chiarimento, e qualora l’argomento fosse meritevole di considerazione, mi riservo di riferirlo al Prof. Amato Maria Bernabei per gli opportuni contatti.
Nel frattempo ringrazio per quanto sarà possibile fare e porgo distinti ossequi.

Piergiorgio Boscariol
Pres. Ass. Cult. Dante Alighieri
Laborat. di Poesia Classica
Via T.U. Barbarani, 12
35125 Padova

* * * * *

Egregio Presidente Boscariol,

ho letto con interesse la Sua lettera del 21 luglio u.s. e lo stralcio dello studio curato dal Prof Bernabei sui “dialoghi” e “sermoni” dei programmi televisivi che hanno per protagonista Roberto Benigni e per oggetto alcuni Canti della Divina Commedia.
Le considerazioni e i giudizi formulati dal Prof. Bernabei hanno l’indubbio merito di favorire una riflessione approfondita sulla performance del comico toscano e, soprattutto, sull’interpretazione “disinvolta” del capolavoro dantesco. Parimenti significative mi sembrano, inoltre, le giuste critiche alle scurrili e volgari espressioni usate spesso da Benigni che, non dimentichiamolo, è soltanto un attore comico, non certo uno studioso di Dante! [1]
È evidente che l’eccezionale successo (di ascolti e di critica) di questi programmi televisivi non può e non deve intaccare la validità di alcuni rilievi critici, né giustificare l’eccessivo onere economico, a carico della Rai e, quindi, dei contribuenti.
Devo, tuttavia, a onor del vero, rilevare che su tali programmi televisivi, I’Aiart non ha mai ricevuto segnalazioni di dissenso e di protesta da parte dei telespettatori, che invece quasi ogni giorno, con telefonate, fax e e-mail esprimono la loro indignazione per tanti numerosi programmi televisivi, e tanti videogiochi negativi e dannosi soprattutto per i minori.
Ciò non attenua la validità delle critiche del Prof. Bernabei, ma forse induce a rilevare che il telespettatore considera il programma del comico solo uno spettacolo divertente e gradevole, senza – purtroppo – porsi il problema della “fedeltà” dei “sermoni” di Benigni al testo del Divino Poeta.

Grazie per la segnalazione e cordiali saluti. 
Roma, 14 settembre 2012


[1] Noi non lo dimentichiamo, ma non ne tengono conto gli illustri esponenti della cultura italiana che conferiscono all’attore collezioni di titoli onorifici (otto lauree honoris causa, per ora) e chi, nel 2007, avanzò la candidatura di Benigni  al Premio Nobel per la Letteratura! (Nota del curatore del post)

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Voce virtuale

Quella che lei sta combattendo è una battaglia strenua, giusta, comprensibile, ma destinata a un inevitabile fallimento. Da sempre le grandi opere di alta letteratura sono inquinate dall’incompetenza di lettori illetterati che ne alterano fisionomia, struttura, significato e che malamente si confrontano con fonti e modelli che tali opere sottendono.
Tuttavia non si può biasimarli, né cercare di spronarli, perché deficitano di amore per la cultura, verso la quale nutrono solo una superficiale curiosità, oserei dire un’attrazione da ridondanza secolare. Si legge Dante solo perché a scuola ci è stato detto che Dante è l’apice comunicativo e creativo della nostra letteratura, ma non lo si ama al sommo grado, come lei dimostra di fare.
Quindi non si crucci di rispondere a coloro che l’accusano di invidia e gelosia: le sue parole accorte saranno disperse come le foglie della Sibilla Cumana. Non sottragga a Benigni il merito di avere catalizzato l’attenzione popolare su un autore del quale gli spettatori avrebbero fatto tranquillamente a meno.
La bellezza di Dante, e della letteratura in generale, non saranno mai conquiste universali perché per conquistarli a tutto tondo l’amante dell’Arte necessita anche di passione e perseveranza, qualità che il 99% della popolazione mondiale quasi ripudia, o perlopiù snobba.
Infine complimenti per il suo libro Mythos. Ho avuto modo di leggere le poche terzine inserite nell’opuscolo pubblicitario, ma da questa semplice lettura si evince la raffinatezza e la pregiatezza della sua scrittura. Cordiali Saluti.
Powerforce1983

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