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I topi che annegarono nelle acque del Weser, ammaliati dalle note del pifferaio che disinfestò la città di Hamelin – come racconta la favola trascritta dai Fratelli Grimm ispirata ad una tragica, non pervenutaci, vicenda reale accaduta proprio ai tempi di Dante in Bassa Sassonia, e che pare ebbe protagonisti non dei ratti, ma dei bambini -, ben si prestano ad incarnare le folle ingenue ed istupidite dalla voce (assai sgradevole, a dire il vero) e dai gesti (fuor di dubbio grezzi e goffi), del moderno incantatore, trascinate nel fiume di una morte da vivi, ch’è quella del senso critico e del sapere.
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