GIOVANNI NEPERO

MIRIFICI LOGARITHMORUM CANONIS CONSTRUCTIO traduzione e commento di Mauro Bernabei

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Ogni opera ha un cuore. Un condensato di riflessione, che ne racchiude il senso vivo, ossia la sua anima, ispirata e ispiratrice, attraverso cui la mente parla in chiave letteraria. È così lo spirito dello scrittore esploratore, capace di trasformare la relazione su una ricerca storica nel racconto di un’emozionante esperienza di lettura, che travalica le barriere temporali, linguistiche e culturali. Addentrarsi in un testo latino del primo Seicento sul logaritmo significa accettare la difficile sfida di porsi in sintonia con l’antica visione di un oggetto matematico a noi familiare, ma all’epoca non ancora scientificamente sedimentato, e dunque vibrante di novità. La sua originalità ci appare, in queste pagine, come un brillante magistralmente incastonato nel sapere già consolidato: si direbbe che la gemma abbia saputo trovare, al suo interno, la sua collocazione migliore, la più razionale ed esteticamente più apprezzabile, il posto ideale da cui diffondere la sua inedita luce. Tale è l’impressione trasmessaci dal nostro Autore, per il quale il lavoro di contestualizzazione ha comportato, al di là di una complessa operazione tecnica, il generoso ed appassionato impegno, alimentato di genuina curiosità ed onestà intellettuale, di recuperare la consapevolezza del tutto con cui l’inventore di quattro secoli fa ha prima concepito e poi descritto la sua creazione. Questa va riscoperta come la manifestazione di un’idea che, nell’ambito delle conoscenze di allora, è stata realizzata con uno scopo preciso: fare emergere la loro trama essenziale e proseguirne i tratti, fino a completarli nel dipinto di un nuovo, più ampio paesaggio. È qui che si rivela la mano dell’artista, che non ha seguito i contorni tracciati da altri sulla superficie, ma ha saputo rendere visibili quelli nascosti nelle pieghe della realtà, i segni cifrati che ci consentono di leggere il libro del mondo. Ed è sempre qui che l’interprete mostra oggi il proprio talento, nel momento in cui non cade nel comune errore di guardare all’origine di un concetto come ad un suo stadio primitivo, ad una sua versione solo abbozzata, che riproduce in modo ancora parziale ed imperfetto la nozione che noi conosciamo. Mauro Bernabei, con sapiente deferenza, si accosta a John Napier (Nepero) cercandovi, invece, il fertile germe di un pensiero forse, sì, incompiutamente espresso, almeno rispetto al linguaggio attuale, ma ricco di risvolti sottintesi, radicati nella primigenia profondità di un’intuizione geniale, sfuggente perché ribelle ai canoni vigenti. Il numero è, nella storia della matematica, l’attore protagonista mai soddisfatto del suo ruolo, eternamente alle prese con i limiti che la parte assegnatagli dalla tradizione impone alla sua inarrestabile, istrionica versatilità. Intero, razionale, irrazionale, immaginario, trascendente, transfinito, in costante crescita, ma, soprattutto, capace di superare i confini tra i generi, (ri)assumendo un’enorme varietà di forme e contenuti:  una figura trasversale di sintesi, come quel logaritmo il cui nome sembra combinare l’arithmòs della ripetizione ordinata, intesa nella molteplice veste di regola cinematica, passo di approssimazione, procedimento di soluzione, e il lògos come rapporto di grandezze, relazione fra le parti, proprietà di invarianza che fa da ponte tra il discreto e il continuo, gettando le basi del concetto di funzione, aprendo la strada al concetto di limite.

Lo studio della Mirifici Logarithmorum Canonis Constructio (1619) compiuto da Mauro Bernabei non è solo un’analisi diligentemente dettagliata e minuziosamente argomentata. Il suo libro è, molto di più, il frutto rigoglioso di un amorevole sforzo di umano avvicinamento:nei confronti dello scienziato del passato come del lettore del presente, tra cui riesce a creare un canale di comunicazione che non si esaurisce in una, sia pur pregevolissima, traduzione in lingua italiana. La sua penna non si limita a trascrivere e spiegare, perché il suo percorso non si ferma alla decifrazione del simbolo, del calcolo, della parola. Va ben oltre, nella ricostruzione del significato, fino a dare corpo al non detto, al solo intravisto, a quelle immagini evanescenti che, in un tempo lontano, sono volate sopra la carta. La sua attenta, sistematica ed illuminante presentazione ci restituisce, nella forma di un robusto e nettissimo filo logico, quell’impalpabile soffio di energia che, all’inizio di una nascente teoria, è l’unico possibile legame fra le scintille sparse di un giovane universo in formazione.

Margherita Barile

Bari, 1 dicembre 2019

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Mauro Bernabei (05/1996)

La traduzione che qui si propone è del tutto nuova, indipen-dente dalla versione inglese di Macdonald, acquisita per lo studio soltanto a traduzione ultimata. Viene fornito, a fronte, l’originario testo latino. Nessun traduttore, per quanto esperto ed attento, può presumere di fornire la migliore e più giusta interpretazione del testo tradotto. Col testo originario a dispo-sizione, il lettore non è costretto a fidarsi ciecamente del traduttore, avendo la possibilità di controllare eventuali errori, dai più grossolani ai più subdoli. Si spera infine che le abbondanti note e i capitoli dell’Introduzione e dei Complementi rendano agevole, per quanto è possibile, la lettura di un testo che tanto differisce dalle abitudini espressive della matematica moderna.”Giovati frattanto o lettore, di questo lavoro, quale che sia, e riguardalo come un contributo utile alla tua cultura”.

Mauro Bernabei, Ottobre 2007
dalla nota introduttiva del libro

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Giovanni Nepero Mirifici Logarithmorum Canonis constructio

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