Foto di copertina: Amato Maria Bernabei
 
 
 

PREFAZIONE

Liricità e tensione esistenziale in questa poesia si manifestano come una ricerca unitaria, in cui la forza del dettato si articola in maniera suggestiva con uno stile nitido, ma soprattutto dalla forma essenziale.

Sandro Bernabei dimostra anche una significativa lucidità espres­siva, offrendo al lettore una poesia scorrevole, ricca di contenuti e di immagini incisive.
Attraverso un ritmo serrato, incalzante e una lirica minimalista, l’Autore ci offre versi nitidi, che compongono due livelli di lettura, allegorie sorprendenti per forza icastica.
Nell’esplorazione di temi universali e particolari convergono in questa silloge il senso della forma poetica e della dimensione esistenziale, con continui riferimenti a paesaggi forse pia interiori che esteriori.
Tra l’altro, in questo tessuto simbolico spiccano alcune immagini surreali, che il lettore può apprezzare per originalità e capacita di suggestionare e sorprendere anche il lettore pia smaliziato.
I paesaggi interiori si impongono quindi al lettore per l’essen­zialità della forma e la coerenza dello stile, per la forza icastica e l’allusività del testo, ricco di sfumature espressive. 

Ubaldo Giacomucci

  

La poesia come percorso conoscitivo

Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu, nisi ipse intellectus [1].

Senza voler essere categoricamente empiristi ed escludere “la conoscenza ante rem“, l’esperienza sensibile appare preminente nel percorso conoscitivo.
Infinite sono tuttavia le combinazioni esperienziali, infiniti i filtri, infiniti, anche per sole sfumature, i recettori. Sicché non c’e singolo umano universo, o mondo individuale di affetti e di emozioni, che possa replicarsi.
Cionondimeno, affini sono in ciascuno le note distintive del ge­nere, condizione imprescindibile per comunicare, condividere, di­vergere.
La poesia è una forma individuale di conoscenza, di elaborazi­one della medesima e di espressione, comunicabile, e tanto più “universale” quanto più vicina al sentire che accomuna e all’indefinibile categoria del bello.
Quello che Sandro Bernabei esprime è frutto del suo irripetibile esperire e del suo singolare “invenire”, momenti inseparabili e distinti di un tragitto artistico che si risolve in forme coerenti ed acces­sibili, godibili per chi voglia disporsi ad “ascoltare”, per chi magari intenda confrontare la propria visuale con quella che emerge dalle pagine del suo florilegio.
Scorcio di una vicenda sofferta di “notti improvvise” raccolte “in urne di puro cristallo”, metafora di un tormento da cui l’anima spic­ca il volo verso il rasserenante “orizzonte dell’albatros”, liberando ricchezze da “granai colmi di parole”. II “passo smarrito che piange” o “il nulla improvviso”, il “vivere spento, / arido di sogni” o “la tempesta di vivere”, possono aprirsi a “sottili gemme d’orchestra”, a “trasparenze… azzurre di eterno”, a lampare che “improvvisano incantesimi”, a una voce “fresca di greggi / di rocce”, a “un canto nuovo… / integro di azzurro”, a un’”ebbrezza di nevi inviolate”, a “quel sorriso / che accende il volo della sera”, a un “credere infantile / che torna” , allo “spazio che taglia l’oceano”, ai “giardini del tempo”… per le “pianure dell’anima, / leggere di rugiada”, per “pagine mai scritte, / vive / di un respiro interiore, / smisurato”, per cercare in una tensione incessante verso la conoscenza, “il mare che ancora non sai”.
Lo stile asseconda l’ispirazione, in un linguaggio figurato che nascondendo suggerisce, che schermendosi invita, secondo quella evocativa e suggestiva poetica della vaghezza che ha distinto tante pagine della poesia, anche più alta, dell’Ottocento e del Novecento.

Amato Maria Bernabei



[1] Tommaso d’Aquino, Contra Gentiles, I, c.7 n.2 e integrazione di Leibniz.

 

Quarta di copertina 

Sandro Bernabei dimostra una significativa lucidità espressiva, offrendo al lettore una poesia scorrevole, ricca di contenuti e di immagini incisive.
Attraverso un ritmo serrato, incalzante e una lirica minimalista, l’Autore ci offre versi nitidi, the compongono due livelli di let­tura, allegorie sorprendenti per forza icastica.
Nell’esplorazione di temi universali e particolari convergono in questa silloge il senso della forma poetica e della dimensione esistenziale, con continui riferimenti a paesaggi forse più interiori che esteriori.
Tra l’altro, in questo tessuto simbolico spiccano alcune immagini surreali, che il lettore può apprezzare per originalità e capacità di suggestionare e sorprendere anche il lettore più smaliziato. 

 

6 Luglio 2009 

Insiste la pioggia
sui campi di luglio.
Perde la nebbia
il verde incerto del colle,
e lascia allo sguardo
il rumore dell’oceano…
vertici e archi di rocce.
E altipiani,
dove il sole
incontra il silenzio
e crea i suoni dell’iride.
E il gioco dei grilli
fino alla sorgente,
rivoli d’acqua
come frammenti di memoria.
E liberi d’azzurro
voli radenti
tra le canne
che il vento di Mistral
forgia
in sottili gemme
d’orchestra.

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