Quasimodo: una discutibile traduzione, ovvero “Della trasposizione mimetica in versi”

 

Per sua stessa natura, la poesia come “genere”, che dalla prosa si distingue per le peculiari caratteristiche metriche, è intraducibile. La medesima cadenza impressa a suoni diversi, dà come risultato una musica diversa (come accade perfino alla medesima melodia che sia suonata da strumenti differenti).

[1]

S’ode a destra uno squillo di tromba (Manzoni)
e
Guardo intanto una stella che sorge (verso costruito a scopo esemplare)

hanno identica cadenza e musica totalmente diversa (significato a parte).
Si può essere ancora più chiari: confrontiamo

Dolce e chiara è la notte e senza vento (Leopardi)
con
Senza vento è la notte e chiara e dolce

due endecasillabi dalla struttura identica, con le stesse parole, nessuna più, nessuna meno, con lo stesso significato, eppure… due musiche diverse (e perfino due esiti estetici molto lontani)!
Figuriamoci come possa essere mantenuta l’integrità di un componimento in versi quando lo si traduca in altra lingua!

E però sappia ciascuno che nulla cosa, per legame musaico armonizzata, si può dalla sua loquela in altra trasmutare, sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia (Dante, Convivio, Trattato I, Cap. VII, 13)

Tuttavia la traduzione è irrinunciabile, perché diversamente ogni poeta sarebbe confinato dentro gli angusti limiti del suo territorio.
Tradurre, dunque? Certamente, purché sia chiaro che non esiste altra possibilità che veicolare il solo pensiero, nel modo più aderente possibile (rispettandone, cioè, non solo i contenuti, ma, dove sia permesso, le peculiari modalità espressive), magari in una veste musicale che riproduca, sia pure con ampia approssimazione, l’originale.
Abbiamo quindi voluto applicare i criteri illustrati e cimentarci.

Ecco la traduzione del carme V di Catullo, cui segue la comparazione didattica che abbiamo voluto istituire con la traduzione di Salvatore Quasimodo e che ci offrirà lo spunto per approfondire il nostro assunto e dimostrare il nostro modo di intendere la trasposizione mimetica di un componimento in versi…

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[1] Sull’intraducibilità della poesia non è dello stesso parere Giovanni Raboni, che afferma: “Solo un poeta sa fino in fondo, sulla propria pelle, che il verso, il suono non sono che una delle componenti (e non sempre la più importante) dell’e­spressione poetica: insieme alla sintassi, al lessico, al concatenarsi o ramificarsi o esplodere delle imma­gini, alla struttura del ragionamento o della metafora. Altrimenti, nessun poeta sarebbe traducibile in un’al­tra lingua, mentre sappiamo che non è cosi; l’intraducibilità dei poeti è una verità relativa, e la sua as­solutizzazione è soltanto un luogo comune, uno dei luoghi comuni più insistenti e noiosi della critica idealistica” (Baudelaire, I fiori del male, Garzanti 1975, XX). Ne prendiamo atto, ma rimaniamo convinti della nostra “noiosa” opinione.

Amato Maria Bernabei

 Che cos’è la poesia?

 

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